La sperimentazione clinica in campo oncologico include sempre più spesso biopsie al solo scopo di ricerca e sempre più frequentemente queste biopsie sono inserite nei criteri di inclusione divenendo obbligatorie.
A differenza delle biopsie cliniche dove i campioni di tessuto sono necessari per la diagnosi e stabilire una terapia per il paziente, le biopsie ai fini della ricerca hanno essenzialmente la potenzialità di aumentare la nostra conoscenza sulle basi molecolari di un determinato tumore o sull’azione di un determinato farmaco cercando di contribuire al miglioramento della diagnosi e della terapia ma spesso non offrono un beneficio diretto ai partecipanti e presentano rischi per il paziente.
L’uso sempre più ampio e frequente dei prelievi bioptici che non hanno un potenziale diretto beneficio per i partecipanti sono stati oggetto di critiche ed analisi in particolare per ciò che concerne:
- la tutela del paziente;
- il consenso informato e la capacità dei pazienti di capire il rapporto rischio/beneficio;
- l’impatto scientifico dei prelievi ai fini di ricerca , sviluppo di farmaci e terapia (2,4,7,10)
Il comitato etico ha preso in esame un articolo recentemente pubblicato su Journal Clinical Oncology (tref) dove questo argomento è stato affrontato in maniera critica congiuntamente da ricercatori ed aziende nell’ambito delle attività dell’ American Society of Clinical Oncology.