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I territori del lutto: mappe e bussole per orientarsi nella sofferenza

Il corso si propone di esplorare i territori del lutto e i significati della perdita in relazione alla malattia oncologica attraverso una disamina puntuale delle principali dinamiche psicologiche e dei vissuti emotivi sperimentati dall’individuo e dalla sua famiglia a partire dalla comunicazione della diagnosi sino alla fase terminale di malattia. La perdita di una persona […]

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Il corso si propone di esplorare i territori del lutto e i significati della perdita in relazione alla malattia oncologica attraverso una disamina puntuale delle principali dinamiche psicologiche e dei vissuti emotivi sperimentati dall’individuo e dalla sua famiglia a partire dalla comunicazione della diagnosi sino alla fase terminale di malattia.

La perdita di una persona cara costringe ogni individuo che ne fa esperienza ad affrontare un percorso di sofferenza che assume caratteristiche assolutamente soggettive dipendenti da “costrutti, aspettative e motivazioni proprie del mondo interno dell’individuo” nonché dalla personalità e dalla storia di vita dell’individuo e della sua famiglia, dal contesto sociale e culturale e dalla rilevanza simbolica della perdita. Accompagnare i pazienti e i familiari nella fase terminale di malattia, essere pronti a seguirli nell’alternanza dei pensieri, accogliere, contenere e tollerare le emozioni sperimentate sono soltanto alcune delle sfide a cui sono chiamati gli operatori che quotidianamente si confrontano con le storie di sofferenza dei propri pazienti.

L’attività formativa proposta è orientata alla promozione di uno spazio autentico di riflessione volto ad interrogarsi sulla propria peculiare modalità di stare in contatto con la sofferenza; attraverso domande stimolo, filmati ed esercitazioni pratiche si intende accompagnare l’operatore nell’esplorazione delle emozioni sperimentate al confronto con la malattia oncologica, l’impotenza e la perdita.

L’obiettivo è far sì che l’operatore impegnato nella relazione con il paziente si renda consapevole di quanto egli stesso possa agire come “medicina” e di come il suo modo di elaborare e sentire la relazione con il malato influisca sul comportamento professionale, sulle decisioni diagnostico terapeutiche e sulle risposte del paziente e del suo ambiente.

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