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Tumore cervice uterina

Il cancro della cervice è una malattia che tipicamente prende origine dalla giunzione tra l’epitelio esocervicale e quello endocervicale, più raramente dalle ghiandole endocervicali. In Italia rappresenta la seconda causa di morte per tumore nelle donne, tuttavia, il tasso di mortalità è in netta diminuzione grazie alla diagnosi precoce dovuta a una maggiore adesione ai programmi di screening. Colpisce prevalentemente donne nella quarta decade di vita.

Causa dello sviluppo di tale tumore è l’infezione persistente da papillomavirus (HPV). La malattia evolve di solito lentamente e prima che divenga neoplasia invasiva il tessuto cervicale va incontro a modificazioni pre-tumorali (displasie).

L’infezione persistente da HPV a livello genitale è condizione necessaria per l’insorgenza del tumore. Il vaccino preventivo anti-HPV è ormai una realtà. Dopo i vaccini tetravalente (tipi 16 e 18; 6 e 11) e bivalente (tipi 16 e 18), il vaccino nonavalente (7 tipi ad alto-rischio, oltre a 2 di basso-rischio) amplifica enormemente la possibilità di prevenzione del tumore del collo uterino (sino al 90%) e degli altri HPV-correlati (oltre l’80%). In Campania la vaccinazione è gratuita per i dodicenni di entrambi i sessi e per tutti coloro che, non essendosi presentati all’appuntamento nel corso del 12° anno di vita, lo facessero entro il 18°. L’Istituto si è dotato di un Centro Vaccinale HPV per fornire consulenza ed eventuale vaccinazione anti-HPV per tutti i soggetti che non ricadano nell’offerta vaccinale gratuita regionale, in regime di compartecipazione alla spesa (vaccino nonavalente 63,00 euro/dose, contro 198,00 euro al pubblico).

Attualmente la prevenzione secondaria prevede generalmente l’esecuzione di un Pap-test ogni 3 anni nella popolazione femminile di età compresa tra 25 e 64 anni. Oggi sono disponibili test in grado di rilevare il DNA dei papillomavirus cosiddetti ad alto rischio (HPV-HR) sulla superficie del collo dell’utero e di anticipare così ulteriormente la diagnosi. All’ interno dei programmi organizzati la ricerca dell’HPV come test di screening sta sostituendo il Pap-test e, secondo le indicazioni del Piano Nazionale della Prevenzione, entro fine 2018 tutti i programmi dovrebbero porre il test HPV come modalità primaria di screening, seguita dal Pap-test in caso di positività. Ciò sarà in grado di modificare tempi e modi dello screening: poiché l’esame trova lesioni più precocemente, l’HPV test potrà essere ripetuto ogni 5 anni invece che ogni 3 anni come il Pap-test. Poiché nelle donne più giovani le infezioni da HPV sono molto frequenti, ma nella maggior parte dei casi regrediscono spontaneamente, l’HPV-test è raccomandato solo a partire dai 30-35 anni e sotto tale età è ancora raccomandato il Pap-test ogni 3 anni. Qualora il Pap-test accerti la presenza di cellule anomale, il ginecologo esegue una colposcopia che permette di effettuare una biopsia mirata.

Generalmente il cancro della cervice uterina non dà sintomi nelle fasi iniziali, mentre la comparsa di perdite ematiche (tipicamente post-coitali) si accompagna già ad una malattia clinica.

Le opzioni terapeutiche attualmente disponibili sono: chirurgia, radioterapia e chemioterapia. La scelta tra le varie opzioni di trattamento, anche combinato, dipende dallo stadio del tumore, dall’età e dalle condizioni generali della paziente: chirurgia (più o meno preceduta da chemioterapia), radioterapia (più o meno associata a chemioterapia), chemioterapia sistemica.

Presso la S.C. vengono effettuati tutti i trattamenti chirurgici dalle procedure conservative (conizzazione con ansa diatermica o a lama fredda, trachelectomia semplice o radicale) a quelle estensive (isterectomia radicale tipo A, B, C; linfadenectomia pelvica e aortica, eviscerazione pelvica anteriore, posteriore o totale; chirurgia delle recidive). Le procedure conservative prevedono solitamente modalità di ricovero diurno (Day Surgery) tranne i casi di trachelectomia radicale e/o richiedenti l’addizione di una linfadenectomia retroperitoneale effettuata per via laparoscopica. L’approccio chirurgico mini-invasivo in regime di ricovero ordinario (laparoscopia o chirurgia robotica) è utilizzato in casi selezionati per le procedure chirurgiche più estensive.

Linee di ricerca / sperimentazioni cliniche attive presso la S.C.:

  • HPV e oncogenesi;
  • vaccinazione HPV in pazienti già sottoposte a trattamento per CIN;
  • chirurgia conservativa allo stadio IB1 < 2 cm;
  • tecnica del linfonodo sentinella;
  • chemioterapia neoadiuvante e chirurgia radicale allo stadio IB2-IIB prossimale;
  • valutazione PET-FDG e RMN-DWI della risposta a chemioterapia neoadiuvante nella malattia localmente avanzata.

La Chirurgia Ginecologica e l’Oncologia Medica del Dipartimento Uro-Ginecologico partecipano a numerosi studi di ricerca clinica nazionali e internazionali che prevedono la valutazione di nuove strategie diagnostiche e terapeutiche, sia mediche che chirurgiche, nonché l’impiego di nuovi farmaci, sia biologici che immunoterapici.

Alcuni di questi studi sono condotti insieme con prestigiosi network oncologici internazionali come ENGOT (European Network of Gynaecological Oncological Trial groups) / EORTC (European Organisation for Research and Treatment of Cancer) / GCIG (Gynecological Cancer InterGroup), e nazionali come MITO (Multicenter Italian Trials in Ovarian cancer and gynecologic malignancies) con i quali abbiamo una collaborazione scientifica ormai decennale. Tra gli studi in corso:

GCT1015-04 – Sperimentazione internazionale, a braccio singolo, multicentrico di Tisotumab Vedotin (HuMax®-TF-ADC) nel carcinoma della cervice recidivante e/o metastastico precedentemente trattato

ENGOT-cx1/BGOG-cx1 – Studio randomizzato in doppio cieco di fase II con Carboplatino AUC 5 + Paclitaxel 175 mg/mq ogni 3 settimane con o senza Nintedanib concomitante e in mantenimento nel carcinoma della cervice avanzato o recidivato