L’infezione persistente da HPV a livello genitale è condizione necessaria per l’insorgenza del tumore. Il vaccino preventivo anti-HPV è ormai una realtà. Dopo i vaccini tetravalente (tipi 16 e 18; 6 e 11) e bivalente (tipi 16 e 18), il vaccino nonavalente (7 tipi ad alto-rischio, oltre a 2 di basso-rischio) amplifica enormemente la possibilità di prevenzione del tumore del collo uterino (sino al 90%) e degli altri HPV-correlati (oltre l’80%). In Campania la vaccinazione è gratuita per i dodicenni di entrambi i sessi e per tutti coloro che, non essendosi presentati all’appuntamento nel corso del 12° anno di vita, lo facessero entro il 18°. L’Istituto si è dotato di un Centro Vaccinale HPV per fornire consulenza ed eventuale vaccinazione anti-HPV per tutti i soggetti che non ricadano nell’offerta vaccinale gratuita regionale, in regime di compartecipazione alla spesa (vaccino nonavalente 63,00 euro/dose, contro 198,00 euro al pubblico).

Attualmente la prevenzione secondaria prevede generalmente l’esecuzione di un Pap-test ogni 3 anni nella popolazione femminile di età compresa tra 25 e 64 anni. Oggi sono disponibili test in grado di rilevare il DNA dei papillomavirus cosiddetti ad alto rischio (HPV-HR) sulla superficie del collo dell’utero e di anticipare così ulteriormente la diagnosi. All’ interno dei programmi organizzati la ricerca dell’HPV come test di screening sta sostituendo il Pap-test e, secondo le indicazioni del Piano Nazionale della Prevenzione, entro fine 2018 tutti i programmi dovrebbero porre il test HPV come modalità primaria di screening, seguita dal Pap-test in caso di positività. Ciò sarà in grado di modificare tempi e modi dello screening: poiché l’esame trova lesioni più precocemente, l’HPV test potrà essere ripetuto ogni 5 anni invece che ogni 3 anni come il Pap-test. Poiché nelle donne più giovani le infezioni da HPV sono molto frequenti, ma nella maggior parte dei casi regrediscono spontaneamente, l’HPV-test è raccomandato solo a partire dai 30-35 anni e sotto tale età è ancora raccomandato il Pap-test ogni 3 anni. Qualora il Pap-test accerti la presenza di cellule anomale, il ginecologo esegue una colposcopia che permette di effettuare una biopsia mirata.

Generalmente il cancro della cervice uterina non dà sintomi nelle fasi iniziali, mentre la comparsa di perdite ematiche (tipicamente post-coitali) si accompagna già ad una malattia clinica.

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